Asta 32 / Libri, autografi e manoscritti

lun 11 APRILE -  mar 12 APRILE 2022
Lotto 81

I celebri castrati Crescentini e Pacchierotti

Crescentini Girolamo

Lettera autografa firmata inviata a Luigi Cherubini.

Datata 9 marzo 1834.

Manoscritto a inchiostro nero. 1 bifolio, scritta 1 pagina. Al verso della seconda carta il nome del destinatario. Sigillo in carta conservato. Dimensioni: 245x190 mm. SI AGGIUNGE: Id.: Lettera autografa firmata inviata alla librettista e poetessa Irene Ricciardi al Vomero. Non datata. SI AGGIUNGE: Pacchierotti Gaspare. Lettera autografa firmata inviata allo scultore Antonio Canova. Datata 6 luglio 1817, Padova.

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I DOCUMENTO: Crescentini, insegnante di Isabella Colbran e di Maroncelli, scrive all’amico Cherubini: “Caro amico / Il Sig. Malmedi (Malmedy) nativo di Liegi, giovane stato alunno di questo nostro conservatorio di musica per la parte di contrappunto, ti presenterà questa mia e nel tempo stesso ti darà n° 4 fragmenti autografi de maestri che mi ai ricercato, non avendone per il momento potuto averne altri […] Conforme ti dissi il nostro archivio è totalmente sprovvisto di originali, particolarmente di quelli che tu richiedi ed eccetto composizioni di Finaroli (sic!), Tritto e Contumace null’altro trovasi se non in copia […] G. Crescentini”. II DOCUMENTO: “Mille e mille grazie per il pensiero ch’Ella ha avuto di me. La mia salute va meglio e gode che la loro sia perfetta, dispiacendomi solo che il cativo tempo non permettalle di godere della sua campagna, e partire di casa. Spero presto di venire al Vomero per vederla […]”. III DOCUMENTO: Pacchierotti fu tra i più celebri castrati del suo tempo. Fu lui ad inaugurare la Scala (l’Europa riconosciuta di Salieri nel 1778) e la Fenice di Venezia (I giochi di Agrigento di Paisiello nel 1792). Interrotta la carriera teatrale, si ritirò a Padova dove acquistò molte proprietà e frequentò le personalità più importanti del tempo. “Signore, dal giovane scultore Sig. R.o Rinaldi mi fu recato l’obbligantissimo aggradevole di Lei foglio da cui partono i sensi più grati della sua bontà verso di me […] dal canto mio corrisposti […] non trovo termini bastanti per esprimerli mentre all’Unico, e Sommo Uomo, cui onora tanto l’Italia nostra, è dovuto in silenzio una specie di culto […]. Nel prosieguo della lettera Pacchierotti spiega a Canova di aver commissionato a Rinaldi un gruppo marmoreo, del valore approssimato di 500 scudi. Il cantante vuole che Rinaldi consulti Canova “sul soggetto da statuare, e del come condurlo, indi farne il modello, provedere per uso del gruppo il più bel marmo”. Chiede inoltre di fargliene avere un disegnietto, sperando infine di “aver qui l’opera completata” perché – scrive – “la vita essendo breve ed io carico d’anni, vorrei vederla se è possibile […] A lei dunque mi raccomando, o Italico Fidia […]”.

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