Asta 18 / Grafica, Dipinti ed Oggetti d'Arte dal XV al XX secolo

ven 11 DICEMBRE -  sab 12 DICEMBRE 2015
Lotto 290

Giandomenico Tiepolo (Venezia,, 1726 - 1804)

Lotto di 4 affreschi staccati appartenenti al ciclo con le Storie di Ercole dal Palazzo Valamarana-Franco (Vicenza).

1773.

1. Busti di Poeti;

2. Ercole e le arpie;

3. Busti femminili;

4. Ercole e Anteo.

Affresco staccato applicato su tela; 1) e 2): cm 70x70; 3) cm 66,5x66; 4) cm. 71x71,5. I quattro affreschi staccati appartenevano ad un ciclo con le Storie di Ercole commissionato nel 1773 dal conte Gaetano Valmarana (1727-1794) a Giandomenico Tiepolo. La vasta impresa, che interessava il salone del piano nobile e ben quattro camere del Palazzo Valamarana posto in contra’ San Faustino, come si legge nella Descrizione delle architetture, pitture e scolture di Vicenza scritta e pubblicata nel 1779 da Enea Arnaldi (edita da Vincenzo Vendramin Mosca, Vicenza 1779), subì gravi danni in seguito ai bombardamenti del 1945. Staccati e applicati su tela gli affreschi furono in seguito portati a Palazzo Valmarana Franco in contra’ Porta Padova e suddivisi tra gli eredi. La datazione la si ricavava direttamente da uno dei finti rilievi rettangolari raffigurante Ercole sul rogo sul quale spiccava la data “Febraro 18/1773”. Pur essendo già conosciuto (G. Vigni, Note su Giambattista e Giandomenio Tiepolo, in “Emporium”, 1943, pp. 14-16: p. 16; F. Barbieri, R. Cevese, L. Magagnato, Guida di Vicenza, Vicenza, 1956, p. 187), spetta ad Adriano Mariuz (A. Mariuz, Giandomenico Tiepolo, Venezia, 1971, pp. 75, 147, figg. 247-262) il merito di aver dato maggior attenzione al ciclo seppur in modo non completo dal momento che, al tempo del suo scritto, molti frammenti mai catalogati con esattezza erano già stati traferiti nel palazzo di contra’ Porta Padova. Dalla documentazione rimasta nell’archivio di famiglia (gentile concessione degli eredi) è possibile seguire la complessa vicenda dello stacco degli affreschi determinato sin dal 1957 per preservare gli affreschi in seguito ai danni derivati dal secondo conflitto mondiale e poi per l’alienazione dell’antico Palazzo Valmarana. Dalla stessa documentazione si viene a conoscenza che i frammenti staccati dal grande salone centrale [fig. 1] erano costituti da 16 frammenti più un numero imprecisato di “tondi” mai descritti con esattezza ma presumibilmente in numero di 6 o 8, giudicati “indivisi e da sorteggiare” tra gli eredi. L’operazione dello stacco e della loro ricollocazione presso le dimore degli eredi si concluse solo nel 1971. Nel 1989 e poi nel 1991 una parte degli affreschi staccati (in totale 11 frammenti) è stato sottoposto a provvedimento di notifica da parte della Soprintendenza di Milano e con questo sono comparsi sul mercato antiquario. Mariuz pubblicò una parte alcuni frammenti di questo vasto ciclo decorativo definito “poco noto” e ricordava le parti dell’affresco staccate ma ancora rimaste provvisoriamente in situ ossia “Una finta statua di Ercole con la clava e Cerbero Incatenato; sul piedistallo un altro finto rilievo con un Sacrificio pagano. In nicchie timpanate, sormontate da Coppie di Geni e Ninfe, quattro finte statue: Giove, Minerva, Due Divinità femminili con clava e leontea. Sulle sovrapporte, coppie di satiri e satiresse con vasi e strumenti musicali. Ai lati delle finestre, quattro finti rilievi: Ercole segna i confini del mondo; Ercole e l’Idra; Ercole libera Prometeo; Ercole sul rogo […]. Due finti rilievi di dimensioni inferiori rappresentano Ercole lotta con il Leone Nemeo, ed Ercole con i Centauri”. Cinque di questi frammenti staccati sono stati esposti anche alla mostra I Tiepolo e il Settecento vicentino (catalogo della mostra, Vicenza, Montecchio Maggiore, Bassano del Grappa, 26 maggio-20 settembre 1990, Milano Electa 1990, pp. 75-76, n. (scheda di A. Mariuz). Queste stesse opere sono poi comparse sul mercato antiquario (Christie’s London, 22 May, 2007, lot. 121, sale 2507). Due delle quattro opere inedite qui proposte, ovvero i due tondi con Ercole e Anteo ed Ercole e le Arpie, rappresentano quasi certamente la continuazione della stessa sequenza di raffigurazioni di minori dimensioni descritta da Mariuz, posta in origine sul registro superiore, a coronamento dei quattro riquadri principali sopra citati. Così come gli altri due frammenti di questo stesso lotto, raffiguranti rispettivamente due coppie di profili maschili e femminili, forse ninfe, geni o poeti antichi, che dovevano far parte del gruppo di finti rilievi a monocromo anticamente collocati, come indicato da Mariuz, nelle sovrapporte. Non vi è dubbio che i quattro tondi appartengano al ciclo suddetto, con il quale possono convincentemente essere confrontate: si veda a questo proposito il tondo con la Testa di Minerva o l’Ercole e Anteo [figg. 2-3] del quale mostrano lo stesso “segno che si arrovella e si ingorga entro la sbiancata materia, sentita più come stucco che come diafano marmo” (Mariuz op. cit. 1971, p. 75). Di “smaliziato disincanto” parla invece Franco Barbieri (F. Barbieri R. Cevese, Vicenza. Ritratto di una città, Vicenza, Angelo Colla editore, 2004, pp.581-582), per accentuare la distanza tra uno stile accademico e compassato e la vivacità anche materica di questo ciclo per il quale la definizione “a monocromo” è certamente riduttiva. Essi sono illuminati dalla luce radente che proietta sul fondo le loro ombre che “come echi distorti, gioco di transeunti profili, amplificano l’irruenza delle immagini” (cfr. A. Mariuz, Tiepolo, Fondazione Cini San Giorgio Maggiore, Venezia, Cierre Edizioni, 2008, pp. 266-270). Anche questi tondi sono ricchi di materia: presentano figure dagli oscuri contorni percorse anche da incisioni operate con tratto deciso e vigoroso per il ricalco della punta non metallica dal cartone e sono caratterizzate da contrasti cromatici ricchissimi di sfumature. L’impiego di una stessa tecnica a ‘buon fresco’ e quasi della medesima tavolozza cromatica, a ‘finto’ monocromo, fu a lungo sperimentato da Giandomenico anche nelle Scene satiresche provenienti dall’abitazione di Tiepolo a Zianigo, oggi al Museo di Ca’ Rezzonicco e datate 1771, eseguite dall’artista al rientro in Italia e a Venezia dopo il lungo soggiorno in Spagna (1770). Alla preparazione di questi monocromi ma forse anche di queste stesse Storie di Ercole per l’antico Palazzo Valmarana-Franco si ricollegano i disegni preparatori, poco conosciuti, del Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi provenienti dalla Collezione Santarelli (GDSU invv. 7807-7809 S) uno dei quali (GDSU 7816 S) rappresenta la lotta tra Ercole e il Leone in una composizione molto simile al tondo qui presentato.



In ottime condizioni di conservazione a parte un lieve strato di polvere.

Base d'asta
EUR 180.000,00
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