Asta 10 - II / Fotografie, Dipinti e Sculture

gio 14 GIUGNO 2012
Lotto 538

Antonio Bellucci (Pieve di Soligo, 1654 - 1726)

Diana e Endimione


Olio su tela, cm 60 x 59
In cornice, cm 74 x 73



«La maniera di Antonio Bellucci sa donare splendore e florida opulenza agli incarnati quasi di cera, moto e morbidezza ai panneggi studiati come in un atelier alla moda, calda e vibrante luminosità alla tessitura cromatica, che sarebbe divenuta un tratto permanente del suo repertorio, al punto chiaro già nella fase preparatoria dei bozzetti, come quello in esame [...]. Il bagaglio tecnico di non indifferente spessore, ma soprattutto il determinante intreccio di circostanze particolarmente favorevoli, costituito dall'incontro tra artisti capaci di traghettare la grande maniera veneziana verso la stagione settecentesca, portò Antonio Bellucci a misurarsi con i coetanei - Gregorio Lazzarini e Antonio Molinari fra tutti - e i risultati non tardarono a farsi apprezzare come attestano le fonti contemporanee. Quella particolare voga per il "disegno corretto" e per la "morbidezza delle tinte" divengono le qualità rimarchevoli di un artista che condivideva con il gruppo di contemporanei la vocazione verso la natura classicista della pittura moderna, finalmente anche a Venezia in linea con il fronte praticato a Roma e Bologna. Su queste coordinate si muoveva sin dall'esordio anche Antonio Bellucci, che Vincenzo Canal, figura cardine della critica artistica veneziana fra Sei e Settecento, non mancò di rilevare dedicando un significativo "ritratto" in un testo chiave come il Della Maniera del dipingere moderno... (1740 ca., pubblicato in "Mercurio Filosofico", marzo 1810) [...]. Il talento bellucciano sapeva fari trovare pronto nel dipinto di "medio formato" - proprio come questa versione - nel quale possedeva doti che gli avrebbero permesso di imprimere il suo personale sigillo nella resa delle figure femminili nude o panneggiate all'antica [...]».
Nel «presente esemplare [...] l'artista concentra tutta la sua maestria nell'offrire la tattile sontuosità delle stoffe [...] e nel rendere evidente la tattile vanità degli incarnati. E i risultati appaiono ancora più evidenti nella redazione finale cui il bozzetto si riferisce, ovvero il quadro di collezione privata che, sostanzialmente inedito, ho ritenuto di datare tra 1716 e 1718 (per confronti F. Magani, Antonio Bellucci, Rimini 1995, p. 178) [...]».
Fabrizio Magani

Base d'asta
EUR 5.000,00
venduto : Registrazione