Asta 50 / Libri, autografi e manoscritti

mer 6 MARZO -  gio 7 MARZO 2024
Lotto 32

Giovanni Vespucci, nipote di Amerigo, e i viaggi nelle Americhe

Vespucci Agostino

Lettera autografa, firmata Agostinus secretarius, inviata a Messer Niccolò Michelozzi in Firenze.

Datata 15 ottobre 1515, Calatavit.

Manoscritto a inchiostro bruno. 1 carta scritta al recto (scritte 14 righe in totale). Al verso il nome del destinatario Spectabili viro Messer Nicolo Micholezzi Fiorentie. Il destinatario aggiunge: 1515 Da Ser Agostino Vespucci adi 20 di decembre. Testo italiano e latino. Sigillo in carta conservato. Dimensioni: 223x210 mm.



Agostino Vespucci (ca. 1462-1515), cugino del celebre Amerigo, è stato un importante funzionario della Cancelleria fiorentina e assistente di Niccolò Machiavelli. È noto anche per i suoi scritti su Leonardo da Vinci e la Gioconda. Vespucci scrive a Niccolò Michelozzi (ca. 1447-1527), allievo di Marsilio Ficino e amico del Poliziano, fedelissimo segretario di Lorenzo il Magnifico. Nel 1512 Michelozzi succedette a Machiavelli in qualità di Segretario della Cancelleria della Repubblica fiorentina, quando i Medici ripresero il controllo di Firenze. Agostino Vespucci esprime all'amico Michelozzi il desiderio di tornare a Firenze, dopo alcuni anni trascorsi in Spagna. Chiede notizie di Giovanni di Antonio Vespucci (ca.1486-ca.1524), nipote del celebre Amerigo e anch’egli navigatore. Giovanni, nel 1512 ereditò una parte dei beni dello zio Amerigo, tra cui le carte, le mappe e gli strumenti di navigazione. Nello stesso anno, in qualità di nocchiero, partì per le Indie Occidentali sbarcando nella zona dell’attuale Panama, scoprendo nuove terre e portando in Spagna straordinarie quantità d’oro.

 

Messer Niccolo mio patrone et patre. Degneretevi far dare lanclusa a mia mogliera et a voi mi raccomando mille volte. Harete visto quello scripsi o per littere o uero copie cosi al magnifico et illustrissimo nostro come alli Signori di pratica. Voi siate sul facto et siate siavio et amorevole per non so che mi vi dire altro salvo che horamai io vorrei ritornare et qua non fo nulla che giovi o rilievi un fico et costa non sarei al tutto inutile et lo cose mia non andrebbero in ruina. Doverranno pur horamai terminare di noi qualcosa, et so questo che tantus apparatus aut mole sua ruet aut e piglera immo a questa hora hara preso qualche sexto. [...] Et quando questo sia in tal caso potete fare quanto havete già buon tempo fa promesso et cosi vi prego et ripriego per lamor che portate a dio diretemene una parola per le prime che scriverrete et sia cosa risoluta che maggior gratia non posso ricevere in questo mondo et non crediate di far un minimo dispiacere alambassadore di quanto opererete o scriverrete per me perche lui dice che mi ha piutosto compassione, che altro et anche lui é in questo desiderio di rimpatriare ma non quanto sono io. Raccomandomi iterum a voi et vi prego vi ricordiate di me. Non altro. [...] Una sol parola di Giovanni Vespucci vorrei mi dicessi, ubi scilicet sit et an bene valeat […].

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