Olio su cartone recto/verso. cm 46x55. Si ringrazia il Dottor Del Puppo A. per l’expertise che accompagna l’opera. L’opera presenta al recto un paesaggio collinare con un primo piano di alberi ad alto fusto e una serie di edifici che corrono in secondo piano. Sullo sfondo è tratteggiato un profilo montuoso coronato da una fuga di nubi. Di fattura larga e sintetica, questo paesaggio si caratterizza per la ricchezza e la varietà cromatica, che trascorre dalla gamma dei verdi e degli azzurri sino alle più calde tinte viola e arancio, e da una materia pittorica intensa e vibrante. Sul verso è abbozzato un ritratto femminile a mezza figura, con veste azzurra chiusa da due bottoni, volto di tra quarti a profilo perduto capigliatura rossiccia, senza particolare definizione fisiognomica, ma con stesura particolarmente elaborata, di stessa mano ma cronologicamente a posteriori rispetto al recto. Per la coerenza stilistica e formale, per chiara contiguità con analoghi motivi iconografici e per la qualità complessiva della pittura l’opera può essere attribuita a Gino Rossi (Venezia 1884- Treviso 1947). La pratica dell’utilizzo del cartone su fronte e retro, segnatamente con riprese anche a distanza di anni, è attestata precocemente nell’opera di Rossi (v. Geiger 1949); un caso esemplare di duplex figura/paesaggio è in Menegazzi 1984, n. 64). Numerose le concordanze con opere note del maestro veneziano. In particolare: il paesaggio collinare sul recto si ricollega ad analoghe soluzioni presenti nei dipinti realizzati tra 1912 e 1914 (come Grande Descrizione asolana, cat. Brescia 20024, n. 19) anche per quanto riguarda la fattura liberamente corsiva (come già in Paesaggio bretone, ivi, n. 16). L’abbozzo di ritratto femminile richiama con ogni evidenza i coevi studi di figura per il noto La fanciulla del fiore (Menegazzi 1984, n. 16-17) e denota tratti stilistici più marcatamente severi con conseguente riduzione cromatica della tavolozza e un’attitudine più pienamente costruttiva della forma. Spicca per originalità l’intensificazione espressiva del paesaggio, la sicurezza nei raccordi cromatici e chiaroscurali, l’esecuzione compatta fino agli esiti di un “muro” di materia informale. La più sommaria resa sul verso lungi dall’inficiare il giudizio ne conferma la consistenza di risoluzione diretta e felicemente immediata di un’immagine familiare, modellata con autentica sicurezza nei valori plastico-formali. Il dipinto in esame è dunque da riconoscersi come significativa variante di due temi centrali nell’opera di Rossi. Si può per esso congetturare una collocazione cronologica intorno al biennio 1912-13. Del Puppo A., Gino Rossi, Brescia, 2004.
Alcune mancanze lungo i margini con indebolimenti e spellamenti del supporto agli angoli. Due piccole cadute di colore al margine destro del recto con minimi difetti di superficie al verso. Complessivamente buono stato conservativo.