Manoscritto a inchiostro nero. Pagine 65 scritte con grafia minuta e ben leggibile cui seguono altre 94 pagine relative ad un diario personale, scritto da mano femminile tra il 1841 ed il 1863; seguono una settantina di pagine bianche. Correzioni e cancellature nel testo. Testo scritto con pennini diversi. Allegate 3 fogli sciolti scritti dall’autore delle memorie. Legatura cartonata verde coeva. Formato taccuino portatile da viaggio. Buona conservazione. Dimensioni 163x100 mm.
Le memorie di viaggio sono state scritte da un anonimo pittore toscano, curioso osservatore di paesaggi e costumi locali, grande esperto di storia dell’arte e divertente narratore. Il viaggio inizia da Vicenza il 30 agosto 1832 alle ore 5.30 della mattina, prosegue per il Tirolo italiano, Rovereto, Trento, Bolzano, Brixen, Sterzing, il Tirolo tedesco, Inspruk [sic], fino a Monaco. Le memorie sono ricche di note curiose: l’uso nordico di esser serviti dalle donne, un organo nuovo eseguito dai rinomati Fratelli Serassi di Bergamo costato 10.800 swanziche cioè 1.600 scudi toscani, la piccola città di Roveredo, ricca e commerciante con il suo traffico di seta e sua filanda con 260 giovani donne, il pittore Domenico Udine, le descrizioni di Trento, con la sua cattedrale e il suo organo, di Bolzano, Brixen, del Brennero, di Innsbruck e Monaco, le ottime zuppe, ma con dentro 3 o 4 mosche, certi pessimi piatti tedeschi (un nauseabondo daino accomodato), le birre, le locande puzzolenti, le stazioni di posta ecc. Il viaggio, per lunghi tratti lo stesso fatto dai Mozart sessant’anni prima, è un susseguirsi di diligenze, vetture, seggette, timonelle, calessi, tratti a piedi, cavalli azzoppati, mancate coincidenze, postiglioni e vetturini, il tutto tra disagi di ogni sorta e a volte, sotto le piogge torrenziali, a rischio della vita. Interessanti sono le descrizioni delle città, ma la parte culturalmente più interessante – e più ampiamente descritta - riguarda Monaco, divisa in città vecchia e città nuova, il teatro, la gran chiesa [Allerheiligen-Hofkirche] dove il Pittore Hess stava affrescando la volta, e soprattutto la Pinacoteca [Alte Pinakothek], della quale vengono descritti con precisione e competenza le sale, i quadri, molti dei quali della grande scuola italiana (Michelangelo, fra Bartolomeo, Lionardo, Andrea Coreggio, Tiziano, Giorgione, Guido, Guercino, Caracci, Veronese, Domenichino, Giulio Romano, Parmigianino, Cigoli, Luca Cambiaso, Sebastian del Piombo ecc.). Passando dalla Biblioteca e dalla Fonderia de’ bronzi, l’autore narra la particolare storia dei cannoni provenienti dalla battaglia di Navarrino e destinati alla colossale statua della Bavaria. L’autore prosegue raccontando del Gabinetto per le Stampe - tra i tanti pezzi, anche un grandioso pezzi della massima rarità, ch’io vidi per la prima volta pressoché intero nella Collezione lasciata dal fu Cameriere del Granduca nostro Signore che insieme al Sig. Pagni fui chiamato a ordinare – l’Accademia di Belle Arti, allora diretta da Peter von Cornelius, la Galleria del fu Principe Eugenio di Leuchtenberg, la musica ascoltata nella Sinagoga e in altri luoghi di culto ecc. Tra le 3 carte sciolte, scritte dalla stessa mano e conservate nel diario, troviamo una dettagliatissima descrizione del progetto relativo agli affreschi dell’esterno della Alte Pinakotek, opera del pittore Schinkel, che l’autore afferma di aver incontrato personalmente. Il diario personale, che segue le memorie di viaggio, è scritto da una pittrice (miniaturista) toscana (fiorentina): inizia nel 1841 e termina nel luglio del 1863. Parla di viaggi, pranzi, spese, clienti, opere consegnate ecc. Ho cominciato il ritratto in miniatura del Sig. Eugenio Giorgi (si tratta probabilmente dell’avvocato e giornalista lucchese) – Ricevuto il quadretto di Rucellai per copiarlo in miniatura – Cominciato il detto ritratto in piccolo Ovale. Scritto a Rosini – E’ venuta a trovarmi da Napoli la famiglia inglese Green-Wilkinson (la famiglia ebbe rapporti anche con Antonio Canova). E’ nominata la celebre Locanda d’Europa (allora nel Palazzo Spini-Feroni, in via Tornabuoni, e di proprietà della famiglia Hombert, la lente Fresnel all’Elba bellissima, di forma ottagonale cioè 8 lenti la compongono riverbero di gran luce bianca e rossa. 35 mila lire ha costato ecc.